MARIA BEATRICE CELINO

E’ stato presentato il rapporto della Fieg (Federazione italiana editori e giornali) “La Stampa in Italia 2011-2013”, che illustra i dati più recenti del mercato editoriale italiano: un mercato non florido, particolarmente negativo per l’editoria cartacea nonostante promesse ed accordi con i vari governi che si succedono ininterrottamente da diversi anni.

Nel 2013, si legge nel rapporto, il fatturato pubblicitario dei quotidiani è sceso in maniera piuttosto netta, del 19,4%. La caduta stimabile dei ricavi editoriali è dell’11,1%, solo in parte attenuata dalla maggiore tenuta dei ricavi da vendita delle copie (-6,5%), grazie agli incrementi di prezzo intervenuti nell’anno.

In termini di lettori, che sono poi gli “utilizzatori finali” del mercato con cui il mondo dell’editoria si deve confrontare, dal 2011 i quotidiani italiani hanno perso ben 4 milioni di lettori, solo in parte “recuperati” sul web, che ha visto un incremento di circa 1 milione di lettori. I siti web delle stesse testate quotidiane hanno compiuto un balzo notevole salendo da 2,7 a 3,7 milioni, vale a dire un milione in più di lettori sul web, con un incremento cumulato del 36,2%.

Il paradosso dei lettori è quantomeno incredibile: circa 19,5 milioni nel 2001, sono saliti a oltre 24,9 milioni a fine 2011 per cominciare un lento ed inesorabile declino che sembra impossibile da tamponare; la stampa periodica registra anch’essa un calo netto, anche se meno marcato rispetto ai quotidiani, segno questo di ciò che cercano i lettori: approfondimento e specializzazione, qualità che sui quotidiani negli ultimi tempi sono più che marginalizzati decisamente assenti.

Si legge nel rapporto:

“Nell’ultimo mese del 2013 e nella prima parte di quest’anno si sono manifestati segnali di ripresa nel quadro economico del paese […] che continuerà ad essere trainata dalla componente estera della domanda globale e, in misura più limitata, da quella interna alla cui evoluzione sono legati i consumi di carta stampata. […] La ripresa che s’intravede avrà dunque un impatto assai limitato sull’editoria giornalistica, i cui problemi sono allo stesso tempo strutturali e congiunturali.”

Ovviamente, a pagare le crisi del settore sono coloro i quali nel settore ci lavorano sporcandosi le mani: tra il 2009 e il 2013 il numero dei giornalisti fuoriusciti dal settore dell’editoria giornalistica è stato di 1.662 unità, di cui 887 nell’area dei quotidiani e 638 in quella dei periodici. Un ridimensionamento che prosegue imperterrito dal 2000 e che ha minato non solo la qualità dell’informazione italiana, ma anche la libertà della stessa, negando ai lettori quel ventaglio di idee, posizioni e punti di vista sui fatti che rappresentano la libertà di stampa in un mercato di libera concorrenza. Sempre più spesso capita infatti di vedere la stessa firma “autorevole”, magari lo stesso giorno, su due o tre quotidiani diversi.

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